Giuseppe Lanzi

Giuseppe Lanzi

Se vuoi la pace…cambia energia.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, suscita in me profondi interrogativi; come tante persone mi sono chiesto cosa fare. Il primo impulso è stato quello di partire e fare qualcosa sul posto come in passato in Kosovo e Albania o in Sud Sudan.

Difficile guardare la guerra dal divano di casa. Mi ha scritto un amico, Alberto, con il quale ho lavorato al confine tra Kosovo e Albania: “ieri guardavo cose in TV e devo dire che quei treni pieni mi hanno riportato indietro di un po’ di anni e ti ho pensato” è bastato quel messaggio e si è aperto un mondo.

Ero a Scutari, dovevo solo consegnare un camion di aiuti umanitari alle Missionarie Scalabriniane di Juban, quando in una notte migliaia di profughi Kosovari hanno “invaso” la città creando enormi problematiche di ogni tipo; non voglio farla tanto lunga, pensate solo ai servizi igienici.

La mia vita cambiò radicalmente: il camion tornò in Italia, mentre io accettai la richiesta del Vescovo Angelo Massafra di rimanere a dare una mano per qualche settimana… divennero oltre tre anni.

Non avrei mai pensato di rivedere, in Europa, nel 2022, le stesse immagini di persone sradicate dalle loro città, senza più nulla, con famiglie perse nella fuga e con le vittime della guerra.

Cosa posso fare io dunque? Anche se non ho più trent’anni e sono padre di tre figli, il primo impulso è stato ancora quello di partire… qualcosa da fare lo avrei trovato e avrei potuto dare una mano. Ma non ero io in Albania che non volevo i volontari improvvisato? Anche le emergenze hanno delle regole da seguire o anche chi si mette a disposizione, può diventare un problema da gestire; in questo momento, mi sono detto, di problemi ne hanno a sufficienza.

Ma la domanda rimane: cosa posso fare? Tutti dobbiamo porcela. Con mia moglie Chiara che è farmacista, collaborando con alcune realtà del territorio, abbiamo raccolto denaro e medicine da inviare in Ucraina, ma anche giochi; si giochi per i bambini ucraini accolti qui nel Bassanese, per strappare un sorriso a questi piccoli profughi catapultati in una realtà che si li accoglie, ma che è estremamente diversa da quella che hanno lasciato, dove si parla una lingua per loro incomprensibile e dove tutti i punti di riferimento sono crollati.

La guerra è una “pazzia” dice saggiamente Papa Francesco e anche l’idea di aumentare le spese militari non mi convince affatto.

“È passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che, come ogni guerra, rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono. La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Ho letto che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina un bambino su due è stato sfollato dal Paese. Questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego! La guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia. Prego per ogni responsabile politico di riflettere su questo, di impegnarsi su questo! E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace!”

Non è che si può apprezzare Francesco quando dice cose che ci piacciono. Qui è scomodo… terribilmente scomodo e ci stimola a trovare nuove modalità diverse dalla guerra: cancellare la guerra dalla storia dell’uomo, prima che sia la guerra a cancellare l’uomo dalla storia. Fino a ieri magari pensavamo che la crisi climatica fosse IL problema assoluto; oggi pensiamo lo sia guerra… ma siamo sicuri che i due temi siano così diversi? La guerra in Ukraina ha reso evidente, anche per chi non voleva vedere, che l’energia è una questione fondamentale. La Russia finanzia la sua guerra con i denari con i quali paghiamo il suo gas fossile. Ho letto di pagamenti quotidiani di oltre il miliardo di euro… ogni giorno. Quindi il paradosso è che siamo contro l’invasione, ma di fatto la paghiamo noi. E non siamo disposti a smettere di finanziarla, perché senza il gas russo, l’economia europea salta. E salta perché non abbiamo voluto differenziare le fonti di approvvigionamento e soprattutto perché non abbiamo voluto investire sulle fonti rinnovabili. Dieci anni fa in Italia era in corso una rivoluzione che è stata colpevolmente bloccata e oggi ne paghiamo le conseguenze. Addirittura qualcuno mette in discussione la transizione energetica con lo sviluppo, il ritorno alle rinnovabili… Scrive Leonardo Becchetti su Avvenire: “Con grandissima lucidità il segretario dell’Onu António Guterres ha affermato ieri che «la guerra in Ucraina dimostra che la dipendenza dalle fonti fossili sta ponendo la sicurezza energetica, l’azione per il clima e l’intera economia globale alla mercè della geopolitica. Tutti i Paesi devono pertanto fare rapidamente una transizione ben governata verso le energie rinnovabili». Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, se fino a prima della guerra le fonti rinnovabili vincevano per motivi climatici, di salute (inquinamento e qualità dell’aria) e costi (sono le meno care). Oggi si impongono anche per questioni di pace, sicurezza e volatilità dei prezzi. Del tutto miope, incomprensibile e masochista appare dunque che alcuni giornalisti e opinionisti domandino e si domandino se non sarebbe il caso di rallentare la transizione ecologica.” Cosa posso fare allora? Posso iniziare dal mio quotidiano e orientare le scelte concrete a partire da quello che da molti anni Padre Zanotelli chiama il voto con il portafoglio, un voto che oggi può influire significativamente anche sui processi di pace. Ecco cosa posso fare, cosa può fare ciascuno di noi: vuoi la pace? Passa all’induzione! Sei contro la guerra? Aderisci a una Comunità Energetica Rinnovabile (meglio se anche Solidale). Entrando in una CER(S) si compie un atto “politico” nel senso più nobile del termine: si sceglie per sé e la propria comunità un beneficio economico (il costo dell’energia cala), un beneficio sociale (si sviluppano nuove forme di aggregazione e di vita sociale) ed un beneficio ambientale (si riduce la dipendenza dalle fonti fossili e si compie un passo concreto contro la crisi climatica). Se poi la CER si completa con la “S” di solidale, si offre anche una risposta concreta alla povertà energetica, che affligge moltissime famiglie. Ecco quindi la risposta al mio quesito iniziale: cosa posso fare io per oppormi alla Guerra? Si vis Pacem, para iterabiles energias (mi perdonino i latinisti); se vuoi la Pace, cambia energia! Le foto di questa pagina risalgono alla mia esperienza in Kosovo nel 1999