Giuseppe Lanzi

Giuseppe Lanzi

LA SOSTENIBILITÀ IN OCCASIONE DI GRANDI EVENTI: dal pellegrinaggio individuale alla dimensione collettiva

 

La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. (Francesco, Laudato si’, 13)

Da sempre la Chiesa ci esorta alla Salvaguardia del Creato;

La lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco sulla cura della casa comune propone una riflessione organica sulle relazioni che l’uomo intrattiene con il proprio ambiente vitale. Il Santo Padre parla di ecologia ambientale, economica e sociale, poiché ogni azione e interazione dell’uomo produce ricadute sia sui soggetti che sull’ambiente. Tale consapevolezza si traduce in “un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti” (Laudato si’, 14).

Un appello tanto stringente, rivolto agli uomini di ogni credo e convinzione, induce a prendere seriamente in considerazione le ripercussioni ambientali delle azioni dei singoli e delle collettività. In questo orizzonte, è assai opportuno riflettere sull’impatto ambientale legato alla celebrazione degli eventi ecclesiali.

È ormai acquisito che per poter diminuire l’impatto ambientale degli eventi è necessario individuare ed applicare degli standard di sostenibilità ambientale che consentano di misurare e quindi di contenere l’impatto medesimo. Esistono già dei casi in cui, attraverso l’applicazione di indicatori standard e la formazione dei partecipanti, è stato possibile attuare delle pratiche virtuose che hanno comportato un significativo beneficio per l’ambiente.

L’evento ecclesiale, grande o piccolo che sia, è il passaggio dalla dimensione personale a quella collettiva del Pellegrinaggio.

Avrei voluto dire che non esiste una dimensione personale del pellegrinaggio… ma forse è troppo forte come espressione.

Quello che è certo, è che uno dei punti qualificanti il pellegrinaggio è la testimonianza che nasce in una comunità, ed in quella stessa ha delle conseguenze positive o negative a seconda delle scelte che il pellegrino andrà a porre in essere.

I grandi eventi sono percepiti, anche correttamente, come eventi a forte impatto ambientale e per questo motivo stanno nascendo diversi standard per misurare e ridurre l’impatto stesso con misurazioni di indicatori della sostenibilità ambientale quali la Carbon Footprint, la Water Footprint e la Life Cycle Assessment.

A livello internazionale vi sono diversi tentativi di regolare una sostenibile organizzazione di eventi; basti pensare, solo per citarne alcuni, le Guidelines for the Sustainable Organisation of Events del Bundesministerium für Umwelt, Naturschutz und Reaktorsicherheit in Germania o Sustainable event guide, del Department for Environment Food and Rural Affairs nel Regno Unito.

A livello più sistemico sta prendendo piede la certificazione ISO 20121.

La UNI EN ISO 20121:2012 Event sustainability management systems – Requirements with guidance for use” incorpora alcuni elementi caratteristici delle Linee Guida ISO 26000 per la responsabilità sociale.

Può essere applicata a qualsiasi tipologia di evento, commerciale e non, che influisca su ambiente ed economia. Ha un approccio multilivello ed analizza i consumi di acqua, di energia elettrica, la produzione di scarti, l’organizzazione e la gestione logistica; non tralascia nemmeno di valutare la selezione e l’impiego di personale e fornitori.

È stata applicata per la prima volta alle Olimpiadi di Londra nel 2012, dove per esempio, fu proprio una azienda italiana – Fabbrica Pinze Schio con il marchio Ecozema – ad essere selezionata per la fornitura di materiali monouso (posateria e stoviglie) biodegradabili e compostabili secondo la norma tecnica EN 13432.

Lo standard ISO 20121:2012 stabilisce i requisiti per l’organizzazione di eventi sostenibili, necessari affinché abbiano un impatto minimo sull’ambiente e sulla comunità, e contribuiscano a rafforzare le relazioni con gli stakeholders: dalle autorità locali ai fornitori e clienti; dai lavoratori fino ai partecipanti e fruitori delle manifestazioni.

Sebbene sia un ottimo punto di partenza, anche nel tentativo di dare normative oggettive universalmente condivise, anche la ISO 20121 soffre del peccato originale di tutte le certificazioni: il controllore è retribuito dal controllato e quindi è molto difficile considerare il primo come ente terzo indipendente. È comunque un percorso da tenere sotto osservazione e con il quale magari interagire.

Gli enti ecclesiali, dal grande evento con il Santo Padre, alla piccola sagra parrocchiale, hanno una specificità ed una potenzialità educativa che non possono essere trascurate.

In questa prospettiva, gli eventi ecclesiali oltre ad essere un momento di conversione spirituale, devono connotarsi come occasione di un cammino di riconciliazione con il creato, da vivere come singoli e come comunità.

La informazione/formazione dei partecipanti è fondamentale! La proposta ai pellegrini di un breve e intuitivo vademecum, contenente indicazioni e suggerimenti sulle buone pratiche per vivere il pellegrinaggio in modo “sostenibile” potrebbe costituire un’importante veicolo di formazione e sensibilizzazione dei singoli e delle comunità. Tanto più che la natura diffusa degli eventi ecclesiali – a partire da quelli organizzati dalle Parrocchie, dai Movimenti, dalle Diocesi o dalle Congregazioni Religiose – producono molti eventi di medie e piccole dimensioni in tutte le Chiese locali.

L’ipotizzato vademecum, oltre ad orientare i comportamenti dei pellegrini durante il loro cammino collettivo, dovrebbe diventare uno strumento per suscitare la riflessione personale e comunitaria in merito alle tematiche della salvaguardia e custodia del creato: quanto vissuto nel cammino può divenire di stimolo per un’applicazione delle medesime pratiche all’interno della vita quotidiana, andando a contaminare il mondo della quotidianità della vita sociale di ciascuno.

Generalmente gli eventi ecclesiali hanno la caratteristica di essere non a scopo di lucro, di coinvolgere in maniera volontaria parti trasversali della popolazione e, soprattutto, di essere universali essendo la Chiesa presente sull’intero globo terracqueo.

Provate ad immaginare se fosse proprio la Chiesa – nella sua dimensione nazionale o in quella di Καθολική [katholike: universale] – a farsi promotrice di uno standard di “Sostenibilità minima degli eventi ecclesiali” con regole che possano essere adottate da tutte le organizzazioni ecclesiali o che alla Chiesa facciano riferimento.

Anche partendo dalle regole della ISO20121, la stessa dovrebbe essere superata da delle norme tecnico organizzative specifiche per le Organizzazioni Ecclesiali.

Pur non facendo riferimento a norme con valore legislativo o impositivo, se detto standard venisse promosso da una Conferenza Episcopale o da un Pontificio Consiglio, assumerebbe immediatamente un valore enorme e l’adozione di dette norme a livello globale, aumenterebbe ulteriormente la già grande autorevolezza della Chiesa sui temi della Salvaguardia e della Custodia del Creato, in un momento dove le stesse stanno assumendo a livello globale una enorme rilevanza.

Anche in questo caso si tratterebbe di una testimonianza di cui abbiamo grande necessità visto il negazionismo imperante che mette in discussione le innegabili evidenze scientifiche sul cambiamento climatico di origine antropica.

La Salvaguardia del Creato come bene comune – o ancora meglio la Custodia che presuppone il non esserne proprietari! ha l’ulteriore valore di essere condiviso sia a livello Ecumenico che Interreligioso. Non è quindi un caso che queste tematiche siano nel campo di azione del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

Non ci si nasconde che uno standard di questo tipo necessiterebbe di un tavolo di lavoro ad altissimo livello e richiederebbe non poco tempo.

Alcune azioni però potrebbero essere implementate da subito, tenendo presente che, già da almeno 15 anni, è in atto un percorso di presa di coscienza e di riduzione dell’impatto ambientale nei grandi eventi dei giovani con i Pontefici.

In particolare, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Roma nel 2000, regnante San Giovanni Paolo II, vi fu una grande riduzione del packaging dei prodotti della ristorazione, che venivano distribuiti per gruppi di 6 pellegrini. In sostanza, pur avendo ciascun pellegrino il suo “buono pasto”, per ritirarlo dovevano presentarsi in gruppi di sei in quanto le porzioni erano per quel numero dimensionate, “obbligando” i ragazzi alla socializzazione del pasto e alla condivisione del cibo. In questo modo sono stati ridotti in maniera esponenziale i rifiuti da imballaggio e facilitata la raccolta differenziata da parte di AMA, la municipalizzata della Città Roma; si sono inoltre ridotti gli sprechi di cibo con una migliore distribuzione delle quantità di cibo che venivano autoregolamentate dai singoli gruppi.

Ricordo che in quella occasione – dove ricoprivo l’incarico di Responsabile della Logistica della Ristorazione su mandato dell’allora direttore del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile Mons. Domenico Sigalini – facemmo molte riunioni con i produttori dei singoli alimenti, al fine di ridurre sostanzialmente la quantità di imballaggi utilizzati e non solo. Errori o errate valutazioni, possono portare conseguenze spiacevoli.

*** (Provate ad immaginare se fosse passata la proposta di inserire nel pasto di Tor Vergata – dove i ragazzi avrebbero dormito con i sacchi a pelo nella spianata – una scatoletta di tonno sott’olio… ciascuna scatoletta contiene circa 5 grammi di olio; se tutti i due milioni di pellegrini avessero avuto quel tonno, avremmo avuto 10 tonnellate di olio che sarebbe stato inevitabilmente sparso a terra con la conseguenza, oltre all’inquinamento del sito, di creare gravi disagi ai ragazzi che li avrebbero poi dormito.) ***

Ancor di più nel 2007, in occasione dell’Agorà dei Giovani con Papa Benedetto XVI: possiamo dire, senza timore di smentita, che si è trattato del primo grande evento ecclesiale cominciato con una vera e propria progettazione di sostenibilità a monte: le problematiche ambientali sono divenute una priorità anche perché quell’evento coincideva con la Seconda Giornata per la Salvaguardia del Creato il cui messaggio di Papa Benedetto apriva con Gioele 2,23: “Il Signore vostro Dio vi dà la pioggia in giusta misura, per voi fa scendere l’acqua”.

Se vi fu forte attenzione ai temi ambientali del Pellegrinaggio Collettivo – un pellegrinaggio dei giovani italiani durato tre anni di preparazione – è stato grazie alla determinazione di un relatore qui presente: Mons. Paolo Giulietti, attuale Vescovo Ausiliario di Perugia, all’epoca Direttore del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della CEI e grande esperto di pellegrinaggi, che continua a praticare appena può.

Fu Don Paolo a coinvolgermi in quel progetto ed in qualche modo ad orientare anche le attività successive della mia azienda, che da Loreto in poi è stata sempre considerata un punto di riferimento per gli eventi sostenibili.

A Loreto l’attenzione fu a 360 gradi: come scrivevamo nella brochure di allora “sono state infatti messe in atto strategie educative e logistiche per

rendere la manifestazione rispettosa del Creato e capace di aiutare le nuove generazioni ad individuare comportamenti e stili di vita efficaci per la tutela dell’ambiente.”

Vennero coinvolte tutte le aziende fornitrici al fine di ridurre gli imballaggi alla fonte; venne organizzata una capillare distribuzione di acqua potabile costruendo un mini acquedotto dedicato; vennero utilizzate stoviglie in Mater-Bi compostabili e conformi alla norma europea EN 13432. Tutti i materiali posti nella “sacca del pellegrino” erano o riutilizzabili, come le torce ricaricabili a dinamo o riciclabili come i diversi supporti cartacei forniti. Con l’impiego di un grande numero di volontari, venne organizzata una imponente raccolta differenziata di tutte le frazioni, compresa quella organica da avviare al compostaggio con significative percentuali di raccolta e conferimento differenziato; anche questo, con ogni probabilità, fu la prima volta per un evento non solo ecclesiale.

In pratica, prima ancora che venissero pronunciate, vennero attuate le parole di Papa Benedetto: «Andate avanti, anche in situazioni difficili. Il mondo deve cambiare. Ed è la missione dei giovani cambiare il mondo. Andate, vivete, amate! Agli occhi di Dio ciascuno di voi è importante» (discorso a braccio durante la veglia, Loreto, 1 settembre 2007)

*** Permettetemi un ricordo personale: vi dicevo prima che alla GMG di Roma facemmo un percorso di riduzione dell’impatto ambientale. Anche la scelta del famoso – o famigerato – “cubo”, il cartone con quasi 5 kg di cibo per i due giorni di permanenza a Tor Vergata, oltre ad avere motivazioni logistiche legate al trasporto, ha rappresentato un perfetto contenitore per gli imballaggi del cibo e ne ha fortemente limitato la dispersione.

Sebbene questo sia vero, non posso nascondervi lo sconforto che mi prese quando San Giovanni Paolo II lasciò Tor Vergata ed iniziò, molto più velocemente del previsto, il deflusso dei pellegrini… La grande spianata che aveva accolto due milioni di giovani era letteralmente ricoperta di bottiglie di plastica (ma per fortuna non di olio!!!) tanto che non era possibile vedere il colore dell’erba o la terra del campo. Nonostante i 1200 punti di erogazione di acqua potabile, era stato necessario mettere a disposizione dei pellegrini 5.400.000 litri di acqua e sul terreno restavano le bottiglie.

Lo ricordo molto chiaramente perché mi trovavo proprio di fronte all’altare con Mons. Sigalini e ci chiedemmo come avremmo potuto evitare che ciò accadesse. Posso dire che è quello il momento in cui decisi di approfondire il tema della sostenibilità degli eventi, e Loreto, in un certo senso, fu la risposta diretta visto che la quantità di bottiglie di plastica utilizzate fu minima, ed il sistema di raccolta differenziata spinta e presidiata, funzionò perfettamente. Anche i teli forniti ai ragazzi, erano riutilizzabili ed i pellegrini li hanno portati con se. ***

Primo settembre 2007 – primo settembre 2017; mi pare molto significativo che proprio oggi, a 10 anni esatti da Agorà, ne stiamo ancora parlando… e ne parleremo ancora visto che con Don Paolo stiamo cercando di organizzare un convegno di riflessione su quella esperienza, per cercare di comprendere cosa abbia ancora oggi da dire alla Chiesa Italiana e non solo.

Vorremmo celebrare il decennale con una serie di attività da realizzare a partire da questo inverno tornando ai piedi della Patrona degli Aviatori:

  • Edizione e distribuzione di una raccolta di tutti i discorsi di Benedetto XVI ai giovani da consegnare al Pontefice emerito poi distribuire;
  • Pubblicazione di una memoria storica dell’evento, del progetto di sostenibilità dei partner coinvolti, integrandolo con i passaggi sul tema della Salvaguardia del Creato nei discorsi del Santo Padre;
  • Anche alla luce della sopraggiunta Laudato si, organizzazione di un convegno residenziale sulla sostenibilità degli eventi ecclesiali nel quale coinvolgere tutti i soggetti interessati; non potremmo non pensare anche ad una platea come questa visto che il giornalismo cattolico, come quello ambientale, giocano un ruolo fondamentale nel cambio di paradigma culturale necessario.

L’obiettivo che ci prefiggiamo è la costituzione di un gruppo di lavoro permanente per la redazione di una sorta di disciplinare riconosciuto in primis dalle autorità religiose, ma con dialogo costruttivo con le istituzioni civili.

Ritengo qui utile fare con voi una riflessione sul ruolo dell’informazione in tema di eventi sostenibili, o più in generale, sul tema dei comportamenti sostenibili anche delle aziende.

Gli eventi, o più in generale i comportamenti virtuosi delle aziende e delle organizzazioni, sono molto spesso “autocertificate” e molto raramente verificate da terzi indipendenti. Inoltre, in anni di iper specializzazione, la fonte dell’informazione ambientale è sempre più spesso l’azienda stessa. I temi ambientali hanno sempre più necessità di approfondimento e specializzazione e questo è uno delle riflessioni sempre più presenti anche in FIMA, la Federazione Italiana dei Media Ambientali della quale sono uno dei fondatori, ma immagino anche nell’autorevole contesto di GreenAccord.

Per quanto riguarda i temi ambientali, abbiamo la necessità di giornalisti preparati, competenti e coraggiosi. È certamente più facile fare il copia incolla del comunicato agiografico degli eventi, o limitarsi alla parafrasi, che non studiare e verificare in modo puntuale le informazioni fornite.

Affinché si affermino quelle realtà veramente virtuose, abbiamo la necessità che vengano smascherate tutte le operazioni di green washing e che, d’altra parte, vengano valorizzate quelle che hanno dietro davvero impegno e lavoro concreto… anche tenendo presente che l’evento a impatto zero non esiste! Gli eventi, tutte le attività umane, hanno conseguenze sull’ambiente circostante; a volte anche positive.

I giornalisti seri devono riappropriarsi e rivendicare il loro ruolo di cane da guardia diventando in questo modo dei veri alleati di chi lavora bene, anche senza avere nessun tipo di rapporto diretto, né, tanto meno di do ut des!

Per continuare l’analisi delle esperienze concrete già realizzate, da considerare punti di partenza per successivi progetti, anche alla Jornada Mundial da Juventude a Rio de Janeiro con Papa Francesco, è stato realizzato un progetto sperimentale mirante a ridurre la produzione di rifiuti e tutto quanto ad essi correlato (conferimento in discarica, inquinamento del suolo e dell’aria, emissioni di gas a effetto serra).

Tutte azioni che abbiamo fin qui analizzato – non certo le uniche realizzate – sono molto meritevoli ma necessitano di essere messe a sistema con un percorso normativo a tappe che, pur replicando o riproponendo nuove azioni concrete su specifici eventi, puntando molto alla formazione e alla educazione ambientale soprattutto dei giovani, offra strumenti di valutazione ed azione concreta che possa poi diventare azione quotidiana nel rispetto e nella salvaguardia e custodia del Creato.

Quali quindi i punti da tenere in considerazione quando si vuole realizzare un pellegrinaggio comunitario sostenibile?

Prima di tutto è necessario comprendere che agendo ex ante in sede di progettazione, è possibile ottenere delle economie di scala – non esclusivamente economiche – che il pellegrinaggio individuale non può raggiungere per forza di cose; quando i numeri lo permettono, sono possibili delle concrete azioni di salvaguardia del creato quali:

  • Riduzione del packaging di tutti i prodotti necessari e conseguente riduzione del rifiuto da imballaggio;
  • Eliminazione dei poliaccoppiati al fine di facilitare la raccolta differenziata;
  • Raccolta differenziata spinta, anche della frazione organica;
  • Documentazione del conferimento e del fine vita delle frazioni differenziate raccolte;
  • Laddove non sia possibile l’utilizzo del lavabile, utilizzo di materiali biodegradabili e compostabili per il catering;
  • Utilizzo di acqua pubblica con distribuzione di borracce riutilizzabili;
  • Utilizzo di cibi a Km zero, biologici e/o da commercio equo;
  • Calcolo della CO2 dei viaggi di ciascun pellegrino e compensazione con piantumazioni di alberi nella stessa area dove si svolge l’evento (creando anche un “memoriale” vivente dello stesso);
  • Utilizzo di materiali a basso impatto anche per la produzione di gadget e attrezzature dedicate.

Questa è una prima lista per nulla esaustiva di azioni concrete che possono essere messe in atto. Inoltre tutte queste azioni, se non debitamente comunicate, perdono in efficacia. Per questo si ritiene fondamentale la realizzazione, anche online, di un vademecum di salvaguardia per i pellegrini ma anche informazioni dettagliate per operatori della comunicazione in diverse lingue.

Non devono però essere delle azioni sporadiche o addirittura di green washing: se non accompagnate da una riflessione seria da parte degli organizzatori, e se non comunicate correttamente ai pellegrini, rischiano di essere azioni inutili che non lasciano quel segno indelebile che modifica i comportamenti quotidiani: il pellegrinaggio – individuale o collettivo – non è un momento separato dalla vita, dal cammino di ogni giorno; deve essere un momento di conversione, volendo anche laica, che mi cambia dentro. O ancora meglio, momento di Μετάνοια METÀNOIA nell’accezione greca di cambiamento del modo di vedere dentro le cose.

La riflessione deve quindi essere su diversi temi:

  1. Utilizzo delle risorse

“Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare” (Francesco, Laudato sii, 22)

La riflessione in merito ad un uso moderato ed equo delle risorse a disposizione dell’uomo, si declina per il pellegrino nell’adottare delle pratiche sostenibili in merito al consumo di acqua e cibo e all’utilizzo di materiali riutilizzabili.

  • Acqua: utilizzo preferenziale e tendenzialmente esclusivo di acqua di rete o sorgiva, attraverso la dotazione di una borraccia. Bere l’acqua della rete consente la riduzione dei rifiuti in plastica, dell’inquinamento atmosferico determinato dall’imbottigliamento e dal trasporto dell’acqua, dei costi complessivi.
  • Cibo: acquisto e consumo di cibo ispirati a moderazione e buon senso, al fine di escludere qualsiasi tipo di spreco. Il principio di equità si incarna nei piccoli gesti quotidiani, dai quali è possibile innescare un cambiamento più esteso.
  • Riuso: acquisto di beni alimentari non in confezione monodose; dotazione di contenitori alimentari che possano essere riutilizzati; attenzione al conferimento dei materiali che tenga in considerazione la possibilità del riutilizzo degli stessi. Il riuso genera risparmio nel consumo delle materie prime, nello stoccaggio, conferimento e smaltimento dei rifiuti, nell’uso di energia per la produzione di nuovi oggetti.
  1. Rispetto dell’ambiente naturale e urbano

Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza” (Francesco, Laudato sii, 53)

Il pellegrinaggio implica il contatto con ambienti naturali e urbani, per i quali è necessario manifestare rispetto e cura, attraverso un’attenzione particolare per i mezzi di trasporto, la gestione dei rifiuti e il rispetto dei luoghi attraversati.

  • Trasporto: l’utilizzo intensivo dei veicoli con motore a combustione è tra le cause preminenti di inquinamento atmosferico e necessita di un massiccio impiego di fonti di energia non rinnovabili. L’utilizzo del treno e dei mezzi collettivi pubblici e privati consente una maggiore condivisione con gli altri pellegrini e contribuisce alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e dell’utilizzo di combustibili fossili.
  • Gestione dei rifiuti: la valorizzazione delle materie che compongono quello che normalmente è chiamato rifiuto contempla due pratiche fondamentali: evitarne l’abbandono e conferire gli stessi in maniera corretta, secondo le locali disposizioni della raccolta differenziata. In proposito, tema particolarmente sensibile è l’utilizzo delle porzioni mono uso, con speciale riferimento a quelle che contengono prodotti alimentari: laddove non sia possibile utilizzare materiale lavabile, è auspicabile l’utilizzo di contenitori e stoviglie biodegradabili e compostabili.
  • Rispetto dell’ambiente: in generale, gli spazi urbani ed extraurbani vanno rispettati, evitando comportamenti che possano metterli a rischio, come accendere fuochi all’aperto dove vietato o senza saperli gestire; disperdere rifiuti; insudiciare con scritte… D’altra parte, è importante segnalare agli enti preposti le situazioni di rischio ambientale con cui si venga a contatto.

A questo punto, potremmo inserire anche il concetto di Restituzione; qualunque evento, va a sconvolgere la normalità di un territorio, di una comunità: pensate alle variazioni della mobilità, alla chiusura di intere aree, o anche all’inquinamento sonoro. E non possiamo aspettarci che tutti i cittadini di quel territorio siano interessati al nostro evento, anche se dovesse coinvolgere il Santo Padre o il Presidente della Repubblica, piuttosto che un cantante famoso.

Forse vale la pena prendere spunto da quanto fa l’Associazione Nazionale Alpini in occasione delle sue adunate nazionali, ma credo anche in quelle locali: gli Alpini non si limitano al ripristino dell’esistente, cosa in fondo dovuta, ma lasciano un segno concreto a favore di quella comunità e quel territorio che li ha accolti e ne ha sopportato il disagio.

Oltre a risistemare il decoro della città ospitante, a Reggio Emilia ripulirono gli argini del torrente Crostolo ma dopo ogni adunata realizzano azioni simili; vale la pena tenere presente il tema della restituzione.

  1. Valorizzazione del territorio

Mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti. (Francesco, Laudato sii, 179)

Gli itinerari di avvicinamento verso le mete di pellegrinaggio, specie se condotti in gruppo, prevedono tappe intermedie in cui è possibile incontrare luoghi e tradizioni nuovi. L’invito per il pellegrino è quello di valorizzare le tradizioni e la cultura locali; preferire alimenti freschi e prodotti localmente; ridurre il volume del packaging acquistando cibi e bevande in contenitori multi-dose.

Tali indicazioni coniugano la riduzione di impatto ambientale con la promozione e lo sviluppo dei singoli territori.

A questo proposito, particolarmente interessante l’esperienza di Italian Wonder Ways, nata in Umbria dal Consorzio Francesco’s Ways che è riuscito a coniugare le esigenze dei pellegrini sui Sentieri di Francesco alla valorizzazione, anche economica, del territorio, delle sue tipicità e dei suoi operatori. Significativo che una esperienza locale, sia poi riuscita a coinvolgere le regioni Umbria, Marche, Toscana, Abruzzo e Lazio, diventando quindi un punto di riferimento nazionale tanto che a brevissimo, proprio ad Assisi, si terrà la prima vera e propria fiera dei Cammini e che si chiamerà Assisi Wonder Ways. Forse aiuta a comprendere il quadro complessivo, sapere che il presidente del Consorzio è ancora Monsignor Paolo Giulietti.

Ho voluto chiudere su questo punto, perché l’aspetto economico dell’evento sostenibile non può essere sottovalutato.

Pur sottolineando – ancora e fortemente – che analizzando l’intero ciclo di vita dei prodotti e delle azioni proposte non avremmo un costo maggiore, è pur vero che il prezzo spesso possa essere superiore a prodotti meno attenti all’ambiente.

Per questo motivo, possono essere coinvolte delle aziende che in cambio di visibilità, possano sostenere le azioni economicamente o con delle forniture in merci e servizi; il classico scambio di valore tra prodotti/servizi e visibilità – stando molto attenti al rischio reputazionale che si corre affiancandosi ad aziende poco sostenibili seppur generose – può essere un cambio win win.

*** Anche in questo caso, ripercorro un ricordo professionale personale, che coinvolge un relatore che mi ha preceduto: era il 2005 quando mi incontrai con Miriam Giovanzana, ideatrice ed organizzatrice con Terre di Mezzo di Fa’ la cosa giusta! Fiera del Consumo Critico e degli stili di vita sostenibili a Milano. L’evento – ora importante punto di riferimento nazionale – era alla sua seconda edizione e si trovava di fronte alle esigenze economiche della crescita, contrapposte alle esigenze di coerenza con quanto “predicava”. Fu un lavoro impegnativo perché dovemmo concepire il concetto di “valutazione etica dello sponsor” con il problema che magari chi voleva sponsorizzare, non era eticamente accettabile e chi avremmo voluto sponsorizzasse, non era in grado o semplicemente non voleva farlo. L’esperienza di Fa’ la cosa giusta in quegli anni fu che la coerenza alla fine paga! Tanto che ora, oltre alla edizione nazionale a Milano, ne esistono delle edizioni locali come quella Umbra che si terrà a Ottobre a Bastia.***

Il tema economico è sensibile e sempre più viene chiesto a tutti un comportamento coerente con gli enunciati che facciamo quando organizziamo un evento; ecclesiale o meno.

Devo constatare che, sebbene in alcuni ambienti, anche religiosi, il tema della coerenza nella Custodia del Creato, passi in secondo piano rispetto a quello dei costi, non mancano esempi significativi da parte di organizzazioni religiose cattoliche o meno che siano.

Per citare solo quelle dove siamo coinvolti, come non salutare con piacere l’accordo siglato tra Custodia Generale del Sacro Convento di Assisi, Arpa Umbria e Sisifo per un complessivo piano di sostenibilità dell’intero complesso monumentale del Sacro Convento, con attività che coinvolgano direttamente sia la comunità religiosa che i pellegrini che in quel complesso si dirigono?

Sebbene con un percorso completamente autonomo, un accordo simile lo abbiamo appena siglato anche con l’Istituto Lama Tzong Khapa che è il più grande centro di Buddhismo tibetano in Europa, di tradizione mahayana. Nel loro centro ubicato in Toscana, nel paese di Pomaia, hanno deciso di avviare un progetto ed un percorso di sostenibilità sia per quanto riguarda le strutture che per quanto riguarda la comunità dei monaci e l’ospitalità.

Esempi concreti iniziano ad essercene tanti, ma la strada da fare è ancora lunga. È necessario fare sempre attenzione alle migliori tecnologie disponibili, ma soprattutto, è necessario comprendere che la specie umana, non è padrona del pianeta terra, ma ne è in qualche modo responsabile.

Proprio ieri ad Assisi, il Prof. Walter Ganapini – che non esito a definire uno dei padri, se non il padre dell’ambientalismo italiano – chiudeva il suo intervento con queste parole:

“La terra è un sistema finito, dotato di una capacità limitata di rigenerazione delle risorse e di assorbimento dei rifiuti, e un sano sviluppo della vita e dei sistemi sociali e di quelli ecologici è possibile solo conoscendo e rispettando i vincoli posti dall’ambiente naturale.

Forte è l’esigenza di soluzioni che coniughino necessità di sviluppo economico e conservazione degli ecosistemi per migliorare il tenore di vita dei più poveri, garantire la democrazia, assicurare alle generazioni future accesso alle risorse finite del pianeta: l’evidente stretta interdipendenza tra povertà e degrado ambientale sottolinea il bisogno di integrare tutela dell’ambiente e sviluppo economico e sociale, mentre la filosofia anti ecologica di Trump – che autorevoli osservatori definiscono “ambasciatore dell’abisso” – ci parla solo di orrida ed egoistica pulsione al “cupio dissolvi” da parte di pochi detentori di ricchezze fossili, pulsione che ci compete di rigettare, dando voce a chi non l’ha, per dare priorità al bene di tutti.”

Per quanto assurdo possa sembrare, anche quando organizziamo un evento dobbiamo avere in testa questo scenario generale, perché ogni azione ha delle conseguenze!

Dobbiamo prendere coscienza che – come dice il celeberrimo detto dei nativi americani – abbiamo in prestito il pianeta dai nostri figli e a loro lo dobbiamo restituire in buone condizioni, migliore di quando i nostri padri lo hanno lasciato a noi; non è forse anche questo un vero e proprio pellegrinaggio collettivo di METÀNOIA?

 

 

 

Intervento fatto al  XII FORUM DELL’INFORMAZIONE CATTOLICA  PER LA CUSTODIA DEL CREATO, Terza Sessione VIAGGIATORI RESPONSABILI NELLA “CASA COMUNE”.

Gubbio 02 Settembre 2017